Le tre vite di Gioacchino Calabrò, detto Rubacuori
Fu fantino entrato nella Storia del Palio di Siena, poi affermato avvocato a Napoli e Milano, ma tornò a Siena per fare il mossiere e poi volle morire nella nostra città
(tempo di lettura dell’articolo: 1 minuto)
(durata del video: 1h 08′ 31″)
Uno studente arriva a Siena, si innamora del Palio ed entra nella storia vincendo, contro ogni previsione, quel Palio della Pace strappato da passioni in conflitto.
Quello studente diventa avvocato e svolge una brillante carriera. In treno incontra la donna della sua vita: è subito destino, è subito amore, è subito riconoscerla e volerla come compagna di vita.
Quello studente, ora avvocato professionalmente affermato, lascia lo scranno del tribunale e sale sul Verrocchio: non più fantino, ma il più fantino dei fantini, con la consapevolezza delle regole e con la conoscenza delle malizie che vengono usate per tentare di forzarle a proprio vantaggio.
Quello studente che si era nutrito di giurisprudenza e di tufo parla all’avvocato e gli dice che desidera tornare a Siena, per vivere e morire là.
Fantino vittorioso, mossiere, concittadino per scelta: sono le tre vite senesi di Rubacuori, percorse al galoppo. Tre come i giri di Piazza. Tre come numero della perfezione di un’esistenza che ha iniziato e concluso il proprio senso profondo, la propria parabola, in prossimità della Mossa.
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